La pace non esiste

Missione - Protection

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    Luogo: Amasso Exodus/Sistema Asgard/Tyr - Spazioporto di Negau
    Tempo: Mattina - 04/09/2222



    Il Maggiore Wright guardava il via vai dello spazioporto attraverso i vetri del suo ufficio. Il suo sguardo truce e severo non risparmiava neanche una singola nave. Il cosmodromo e i suoi insediamenti lì attorno erano tutte sotto il suo protettorato, ovvero quello dell'Alleanza.
    Il suo ufficio si trovava ai piani più alti della struttura dell'Alleanza e da quel punto, aveva una chiara vista dello spazioporto posizionato lì accanto. A pochi metri da quest'ultimo, cominciavano vari insediamenti di diversa natura: uffici, piccole strutture di ricerca di natura privata e alcune abitazioni per i coloni; dopodiché, attorno ad esso, c'era tutto quello di cui i cittadini avevano bisogno.

    L'umano però aveva ben altro di cui preoccuparsi che della semplice vista panoramica del suo ufficio: le ultime notizie lo turbavano, i continui attacchi alle basi militari e non da parte di pirati, di qualsiasi genere, sembravano farsi sempre più frequenti e più violente. L'uomo non era solo preoccupato per quello, ma anche per l'interesse del Consiglio sui reperti da poco portati alla base: le alte sfere erano intenzionate a sapere se si avrebbe potuto ricavare qualche nuova informazione sul funzionamento dei portali.

    Wright continuava a domandarsi se quel posto fosse adatto per la custodia di simili reperti, dopotutto in questo spazioporto non era difficile che, sotto mentite spoglie, girasse la peggior feccia di quel pianeta, in attesa di un'occasione propizia. Non si era mai abbastanza paranoici per questo tipo di lavori, soprattutto se appena due settimane prima avevano attaccato una base turian più a nord, riuscendo a demolire un quarto della struttura e a procurare un considerevole numero di feriti.

    Le porte dell'ufficio si aprirono dietro di lui, facendo passare un uomo più giovane, sulla trentina circa.
    «Maggiore!» salutò il giovane, «La Wintersun ha appena chiesto il permesso di atterrare, Signore.»
    «Hanno portato con loro gli scienziati e xenolinguisti richiesti?»
    «Sissignore!»
    Wright finalmente si voltò verso il giovane soldato e si grattò il mento brizzolato, mentre il nuovo arrivato dava delle occhiate veloci e nervose occhiate alla stanza. Alle pareti non erano solamente esposte foto e vari premi, ma anche armi di diversa tipologia e come se non bastasse, sulla scrivania era posata una pistola puntata proprio verso di lui.
    «Avvisa il loro capitano del cambio di ordini: dovranno stare a terra fino al lavoro dei cervelloni. Ordini dell'ammiragliato.»
    Il giovane annuì al Maggiore e corse subito fuori dall'ufficio, proprio mentre Wright guardava pensieroso il datapad posto sul tavolo, vicino alla sua arma: non gli piaceva affatto quella situazione.

    © Noda90



    Per i giocatori:
    - La presenza del Council Army è dovuta all'obbligo di controllare, difendere e riferire tutti gli attacchi di natura pirata o non alle colonie del pianeta. Dato il numero crescente delle incursioni, il Consiglio si è interessato alla cosa, in quanto ritenuta di natura alquanto sospetta.
    - La presenza dell'Alleanza è dovuta al fatto che lo spazioporto e i suoi dintorni (colonia di Negau compresa) è sotto la sua tutela. La presenza di soldati nell'area è aumentata a causa degli attacchi.
    - I mercenari presenti nella zona non sono molti, in quanto non ben visti dall'Alleanza, tuttavia le strutture di tipo privato nella zona non sono estranee all'ingaggio di mercenari per la propria protezione.
    - La presenza di non umani è una cosa alquanto risaputa nella colonia, ma il loro numero non sovrasta quello umano.
    - Si ricorda di NON muovere i personaggi altrui, ma è possibile muovere dei PNG (in questo caso il Maggiore Wright NON è disponibile come PNG movibile).
    - Nel primo post sarà necessario spiegare la propria presenza in questa zona (perchè siete lì, da quanto, come ci siete arrivati... cose così).
    - Limite di tempo per l'iscrizione/partecipazione a questa role: 2 settimane a partire da oggi.
     
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    Come al solito: post lungo e dove non succede quasi nulla :D
    Kurvio parla e pensa in GIALLO, la co-protagonista di questa role parla in ROSSO, altri personaggi parlano in GRIGIO maiuscolo.
    Buona lettura!


    Luogo: Amasso Exodus/Sistema Asgard/Tyr - Negau


    Kurvio era impalato immobile davanti al locale e, per le milionesima volta, si chiese perché diavolo avesse accettato quel lavoro. Lui era un cacciatore di taglie non un maledettissimo baby sitter!
    E, per la milionesima volta, si rispose che aveva accettato perché era la cosa giusta da fare, la cosa che lui sentiva fosse giusta da fare.
    Tutto era cominciato 5 giorni prima sulla Cittadella.
    Jar, il suo socio volus, era stato contattato per un lavoro da un'anziana umana; la signora era stata sul vago quando aveva parlato con il volus, aveva solo detto che dovevano prelevare un'umana che si trovava su Tyr nel Sistema Asgard. Il loro compito era di trovarla e riportarla da lei al più presto. Kurvio, che era un cacciatore di taglie scrupoloso e che non accettava mai un lavoro a scatola chiusa, aveva preteso di parlare a quattr'occhi (anzi, sei occhi) con questa umana e così aveva scoperto la verità.
    L'umana, di nome Isabella De Scalzi, era la nonna del loro bersaglio: una ragazza ventenne di nome Ilaria De Scalzi. Isabella De Scalzi era l'unica parente ancora in vita della ragazza e sua tutrice; purtroppo la signora De Scalzi era affetta da una grave malattia e ora le rimanevano al massimo un paio di mesi di vita, forse tre. Per questo, Isabella De Scalzi, voleva avere vicina a se la sua unica nipote, in modo tale da, testuali parole, "sistemare tutte le cose per bene".
    < Signora De Scalzi, capisco il suo problema ma io sono un cacciatore di taglie, questo genere di incarichi sono più adeguati per un investigatore privato. >
    < Sarò sincera con lei, Signor Kappa. Non sono ricca, le mie cure sono state costose...inutili e costose. Prima di lei, mi sono rivolta a quasi tutti gli investigatori della Cittadella...inutilmente! Le loro tariffe sono fuori dalla mia portata. Il suo amico volus mi ha detto che voi non vi formalizzate sui pagamenti. Posso pagarvi il viaggio di andate e vi darò 900 crediti quando mi riporterà la mia bambina. Per il ritorno, ci penserà Ilaria. > l'umana era visibilmente imbarazzata ad ammettere ciò che stava dicendo e si stropicciava le mani nervosamente mentre si rivolgeva all'alieno < La prego! Non posso dire alla mia bambina che sto morendo solo con un messaggio via extranet. Mi aiuti, Signor Kappa! >
    Forse erano stati i modi gentili dell'anziana umana, forse era stato perché lo chiamava Signor Kappa o forse fu per la triste situazione, fatto sta che < D’accordo Signora De Scalzi, le riporterò sua nipote e per il pagamento, non si preoccupi. Ora mi dica, dove si trova precisamente sua nipote? E mi servirebbe una sua foto per poterla riconoscere. >
    La Signora De Scalzi si era illuminata e aveva consegnato una foto che ritraeva in primo piano il volto aggraziato e dolce di una ragazza. Occhi neri, capelli castani raccolti in una coda sbarazzina. "Molto carina!" pensò Kurvio mentre riponeva la foto in una tasca del suo cappotto.

    E quindi eccolo lì, accanto al suo amico Jar nel Sistema Asgard, pianeta Tyr, insediamento Negau davanti all'entrata del Coco Bongo Club, un locale che, citava la scritta sul depliant in mano a Kurvio, 'soddisferà tutti i vostri desideri!'. La missione doveva essere semplice quindi i due viaggiavano leggeri: niente bagaglio e come arma, Kurvio si era portato solo la Predator che teneva in una tasca del cappotto.
    Stando alle informazioni ricevute dalla signora De Scalzi, Ilaria lavorava come cameriera in quel locale che, a prima vista, sembrava decisamente uno strip club.
    Una volta dentro al locale, Kurvio e Jar ebbero conferma del loro sospetto: quello era effettivamente uno strip club e non di primissimo ordine. Era un locale abbastanza squallido con un bancone in legno a fungere da bar e numerosi tavoli rotondi disposti quasi a caso a riempire la sala. Gli sgabelli posti attorno ai tavoli erano tutti rivolti verso uno spazioso palco con un sipario rosso sullo sfondo e tre pali posti a distanza regolare l'uno dall'altro. Non c'era molta gente ed erano per la maggior parte umani
    < Dubito che la signora De Sclazi sappia dove lavora veramente sua nipote. > disse Jar sorridente mentre si arrampicava su uno sgabello per accomodarsi a un tavolo posto proprio sotto il palco dove un'asari era al 90% del suo strip tease.
    < Ordina qualcosa. > disse Kurvio al volus < Io vado a cercare la nostra preda. >
    Si infilò le mani nelle tasche del cappotto e con passo lento si diresse verso il bancone.
    < Ehi amico! > disse richiamando l'attenzione del barman umano < Sto cercando una ragazza di nome Ilarìa De Scalzi, fa la cameriera qui. >
    L'umano lo guardò con sguardo vacuo < Non conosco nessuna Ilària De Scalzi. >
    Il batarian trasse da una tasca interna del cappotto la foto della ragazza, l'appoggiò sul tavolo e la mise più vicina al barman. Quello la guardò attentamente per una frazione di secondo e subito rialzò la testa con uno sguardo complice < Potevi dirlo subito che cercavi Space Vixen! > Kurvio doveva avere un gigantesco punto interrogativo sulla testa perché il barman aggiunse subito < Mettiti comodo, amico...tra poco tocca a lei! Cameriera...tzc...averne di cameriere così! >
    Kurvio se ne tornò al suo tavolo sempre più confuso. Si tolse il cappotto e si mise comodo; un cameriere dal dubbio gusto nel vestire aveva già portato i cocktail ordinati da Jar.
    L'asari sul palco finì il suo numero tra gli scroscianti applausi dei presenti, fece il giro per raccogliere le mance e con un inchino si congedò dal suo pubblico. Il batarian notò che nel frattempo il locale si era animato e ora, attorno al palco, erano assiepati numerosi avventori; tutti sembravano piuttosto agitati e sulle spine.
    Una voce sensuale annunciò il prossimo numero dopo di che, le luci si spensero totalmente. Una musica piuttosto aggressiva cominciò a risuonare dalle casse poste ai piedi del palco poi, un occhio di bue puntò la sua luce al centro del sipario che, dopo pochi istanti si aprì rivelando l'identità della ballerina.
    < Porca puttana!!! > esclamarono all'unisono Jar e Kurvio quasi ingozzandosi con il cocktail che stavano gustando.
    La ragazza indossava scarpe dal tacco vertiginoso, rosse e lucide; le gambe erano coperte da calze autoreggenti a rete, anch'esse rosse, che arrivavano a 2/3 della gamba. Un microscopico tanga nero faceva del suo meglio per coprire le pudenda della ragazza mentre il corpo era tenuto nascosto solo da un corpetto, nero come le mutandine, del tutto trasparente. La mise della ballerina era completata da un collare rosso borchiato che faceva pendant con lunghi guanti che arrivavano a metà del braccio.
    Kurvio se ne stava con il bicchiere sollevato a metà strada tra il tavolino e la bocca, imbambolato e con la mascella cascante. Quella ragazza era un vero schianto! Non estremamente alta, forse non arrivava al metro e settanta, ma con un fisico molto atletico e armonioso assolutamente perfetto. Non c'era niente fuori posto in quel corpo da favola.
    Niente tranne per il fatto che quella era Ilaria De Scalzi!

    Kurvio seguì a bocca aperta l'esibizione della ragazza e capì due cose.
    Primo, perché il locale si era riempito per il suo spettacolo e, secondo, perché aveva un corpo così statuario e desiderabile: su quei pali riusciva a compiere acrobazie da circense apparentemente senza sforzo, con una sensualità che avrebbe fatto perdere la proverbiale flemma anche a un elcor!
    Quando la ragazza finì, il batarian si avvicinò al palco e aspettò che lei le passasse davanti durante il giro per recuperare le mance. Le sventolò un biglietto da 50 crediti per attirare la sua attenzione e, una volta che la ragazza si chinò per afferrare la banconota, la prese per un polso.
    < Mi manda tua nonna per riportarti sulla Cittadella. > disse semplicemente.
    < Aspettami al tuo tavolo, il tempo di rivestirmi e sono da te. > anche la voce era perfetta: calda e sensuale. Ma gli occhi, quelli invece erano tristi e si incupirono ancora di più alle parole del batarian.

    Come promesso, cinque minuti dopo la ragazza era seduta accanto a Jar, di fronte a Kurvio. Ora era leggermente più vestita ma non poi di molto.
    < Io sono Kappa > si presentò educatamente l'alieno < e lui è il mio socio, Jar. Tu devi essere Ilarìa De Scalzi. >
    < Mia nonna sta morendo, vero? > disse la ragazza senza degnarsi di presentarsi.
    Kurvio fu colto in contropiede da quella domanda < Sono qui solo per riaccompagnarti da lei e, sinceramente, non so neanche perché mi abbia mandato a prenderti. >
    < Non sai mentire batarian. O forse credi che io sia stupida? > replicò tristemente la ragazza < Non avrebbe mai mandato qualcuno se non fosse per qualcosa di grave altrimenti mi avrebbe semplicemente mandato un messaggio per tornare > Ilaria puntò i gomiti sul tavolo e si prese il volto fra le mani, sull'orlo del pianto. Aveva mani affusolate e molto curate. Le unghie, lunghe e squadrate, erano smaltate di giallo e verde fluorescente. < Quanto le resta? > chiese a Kurvio senza guardarlo in faccia.
    < Due mesi, forse tre. Dice che vuole averti vicina per poter sistemare tutte le cose per bene. Mi dispiace Ilarìa. >
    < Si dice Ilària...con l'accento sulla prima A. > lo corresse senza convinzione la ragazza < Va bene. Dammi il tempo di preparare le mie cose e poi possiamo andare. >
    < Ci sarebbe un piccolo problema. > intervenne Jar per la prima volta < L'andata è stata pagata da tua nonna ma al ritorno dovrai pensarci tu. Io e il mio socio batarian siamo in...ristrettezze economiche ultimamente. >
    < Cosa? > disse veemente l'umana < Io non ho soldi per pagare il viaggio a tutti e tre! Non ho i soldi neanche per pagare il mioo biglietto! >
    < Mi sembra che guadagni bene...cosa vuoi che siano 16.000 crediti? > replicò Jar.
    < Tutto quello che guadagno lo mando a mia nonna per potersi pagare le cure! > disse stizzita Ilaria picchiando un pugno sul tavolo < Vivo in una stanza d'albergo! Non ho una macchina, non ho niente! Come diavolo pensate di riportarmi indietro? >
    Kurvio finì di trangugiare il suo cocktail e lo posò delicatamente sul tavolo < Noi abbiamo circa 2.500 crediti tu quanto hai via? >
    < Con le mance di stasera, arriverò a 1.000 crediti. Ce ne mancano 12.500. Se faccio qualche straordinario e vado con qualche cliente, dovrei racimolarli in un paio di settimane. >
    < Non se ne parla. > replicò Kurvio < Quello di stasera è stato il tuo ultimo spettacolo, Space Vixen. Dubito che la signora Isabella De Scalzi approvi la tua attività...a essere sincero, dubito sappia cosa fai veramente. Tua nonna mi ha incaricato di prendermi cura di te ed è quello che farò. >
    < E come pensi di trovare i soldi? > domandò sarcastica la ragazza.
    < Sono un cacciatore di taglie...il migliore in circolazione! Ci sarà qualche lavoretto da fare su questa colonia, no? >
    < E va bene! Ma ti dò una settimana dopo di che faremo a modo mio. Dove siete alloggiati? >
    Jar e Kurvio si scambiarono un'occhiata imbarazzata. Non erano alloggiati da nessuna parte! Pensavano non fosse necessario visto che dovevano solo recuperare la ragazza ed erano in regime di austerità con i loro ultimi 2.500 crediti. Ilaria alzò gli occhi al cielo, esasperata < Proprio io dovevo trovare i due cacciatori di taglie più poveri della Galassia? > si alzò dallo sgabello e invitò i due alieni a seguirla < Verrete a stare da me...staremo un po' stretti ma vi adatterete a dormire per terra. Vado a licenziarmi e sono tutta vostra. >
    Kurvio la studiò attentamente mentre, ancheggiando sinuosa, si dirigeva verso il bancone. Aveva un sedere stupendo e camminava come se galleggiasse a due centimetri da terra. Portava i capelli castani sciolti sulle spalle che, con fare infantile, si divertiva a lisciare tra le dita della mano.
    Bellissima!
    < Siamo qui per lavoro Kappa! > lo richiamò alla realtà Jar.
    < Lo so. >
    < E ci servono i soldi. >
    < Lo so. >
    < Non provarci nemmeno ad innamorarti di lei. >
    < Mi conosci, Jar. >
    Il volus scosse la testa, desolato < Ok, ok...ho capito! Anche questa volta lavoreremo per la Gloria...che, a differenza della signora De Scalzi, non ci pagherà neanche un credito! >

    © Noda90

     
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    Vivere di Virtù

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    Luogo: Amasso Exodus/Sistema Asgard/Tyr - Negau


    Derek continuava a fissare lo strano fiore grigio accarezzandone i quattro larghi petali. Seduto sul suo letto cercava di metabolizzare quella partenza improvvisa da Rannoch, ordine che avrebbe volentieri rifiutato. Da quando aveva conosciuto la biologa Quarian Nora Sin, quel posto gli era sembrato il migliore in cui stabilirsi. Girava e rigirava il fiore cercando di captarne tutti i microscopici particolari <Ehi amico, ancora sveglio?> La testa di un uomo di colore sbucò dalla brandina superiore
    <C...come? eh...gia!> Derek colto alla sprovvista ripose in fretta e furia il fiore nel suo cofanetto, visibilmente imbarazzato <Cos'era quello? Una pianta?> Noah era chiaramente incuriosito dall'oggetto nascosto dal suo compagno e incominciò a far dondolare la testa in modo scherzoso <Eddai fammi vedere!>
    <Cazzo Noah! Smettila, sembri un pipistrello pelato!> Derek odiava l'invadenza della gente, ma sopportava quella di Noah Budan , il suo migliore amico. Nato nello Stato dell'Alabama, sulla Terra, l'afro-americano aveva un carattere scherzoso, vivace e spesso infantile, con il quale cercava spesso di stuzzicare chiunque gli capitasse a tiro.
    <Uhmm...scommetto che è un regalino della "donna con la tuta"> In quanto a perspicacia Noah surclassava tutti. Derek si rassegnò <Ahh, verrà il giorno in cui ti taglierò quella linguaccia con la lama del mio factotum. Ebbene si, è un fiore piuttosto raro che mi ha dato Nora, prima che partissimo.> Era una dargulania. Un fiore dai petali grigi che cresceva unicamente sulle pianure di Rannoch. Derek custodiva gelosamente il fiore, essendo il frutto di una simpatica scommessa contratta con la Quarian. Durante i mesi trascorsi lì, Derek era solito trascorrere il suo tempo libero prendendo parte a delle lezioni organizzate da lei, alle quali partecipavano per lo più ragazzini chiassosi e vivaci. Sebbene fosse piuttosto timido, Derek trovò il coraggio per parlarle costruendo un rapporto amichevole. Leggermente diffidente degli alieni, ma assolutamente non xenofoba, Nora decise di dare la possibilità al suo amico umano di poter smentire la convinzione, radicata nella maggior parte degli abitanti di Rannoch, che gli umani fossero delle creature inaffidabili, donandogli questo raro esemplare di dargulania. Avendo tale fiore la capacità di rimanere integro anche settimane dopo essere stato rescisso, Derek sarebbe dovuto ritornare con la dargulania ancora intatta.
    <Sei completamente fuso! Non dirmi altro, buonanotte...Amico dei Quarian, tsk!>
    Il mattino seguente la voce di un uomo rimbombò in tutta la Wintersun <Qui il capitano Joseph Render. Vi aspetto tutti nella sala briefing nel ponte 2. Non sono tollerati ritardi.>
    <Ci risiamo...> Derek si vestì in fretta e raggiunse rapidamente la sala riunioni. Il Capitano Render attendeva il suo equipaggio al centro della sala, strofinandosi i capelli brizzolati, notevolmente stizzito. Serrò i suoi piccoli occhi marroni per controllare che il suo equipaggio fosse al completo, quindi iniziò a parlare <Come ben sapete, il Consiglio ha bisogno del supporto dei nostri scienziati per studiare alcuni reperti recentemente ritrovati sul pianeta Tyr, la nostra destinazione.> Il capitano indirizzò uno sguardo tutt'altro che amichevole al gruppo di persone dietro di lui <Trattate i nostri ospiti con tutta la cortesia che meritano e...soddisfate le loro curiosità. Attraccheremo a breve.> Render controllò velocemente il suo factotum prima di continuare il suo discorso <Non vi piacerà sapere tuttavia, che la nostra presenza è richiesta anche durante l'analisi dei reperti, probabilmente per sorvegliare la zona in vista di un potenziale intervento da parte di mercenari. Rimarrete qui, fino a nuovo ordine.> Derek fu assalito dallo sgomento <Addio scommessa...>
    <E' tutto, potete andare.> Il capitano indirizzò un'altra occhiataccia agli scienziati xenolinguisti prima di dileguarsi.
    Derek si avvicinò a Noah con espressione incuriosita <Il nostro caro capitano non ama i cervelloni, eh?>
    <Già, due anni fa per poco non tramortì un salarian che continuava a lamentare una presunta cattiva manutenzione della nave.>
    <Beh, menomale che non ci capisco un cazzo allora!> Accennarono una risata prima di atterrare.
    Durante la fase di attracco Derek ebbe l'opportunità di notare dall'osservatorio di dritta le varie costruzioni militari presenti nella zona; inoltre vi erano anche numerose zone estrattive estremamente difese. Tyr era un pianeta adibito a mera funzione di supporto, poco adatto a ospitare individui desiderosi di intraprendere una vita stabile. Derek era convinto che un attacco da parte di mercenari avidi di risorse fosse tutt'altro che improbabile, così imbracciò il suo fedele fucile Mattok M-96 e, prima di sbarcare, rivolse un rapido pensiero alla sua amata Nora sperando di poterla rivedere al più presto; magari con una scommessa vinta in extremis.

    © Noda90



    Edited by Son of no one - 9/4/2015, 13:28
     
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    Kinder Buenos

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    Luogo: Amasso Exodus/Sistema Asgard/Tyr - Negau


    Andrea guardava svogliatamente il soffitto della sua cabina, mentre nella stanza veniva diffusa una musica soffusa dal suo factotum.
    «Sai Andrea, non disprezzerei una mano» commentò vagamente la sua guardia del corpo, «Devo rammentarti che atterriamo tra pochi minuti? Inoltre questa non sembra certo una nave capitanata da un uomo molto amichevole verso di voi»

    Jasmine finì di chiudere una delle borse della sua protetta, ben sapendo di poter parlare liberamente con la ragazza più bassa.
    Andrea sembrò badar di poco alle sue parole, ma alzò la propria mano destra e ne fissò la cicatrice, come se la stesse guardando per la prima volta in vita sua.
    «Non è la prima volta che vengo disprezzata per ciò che sono o per ciò che appartengo. Le persone odiano e disprezzano in egual misura di ciò che amano e adorano. Almeno i soldati presenti sulla sua nave sanno di aver un buon capitano, il che non è certo una cosa da non notare... al suo posto me la sarei presa anch'io»

    La giovane dottoressa decise di spegnere la musica e di aiutare Jasmine, dopotutto il disordine che regnava in quella cabina era gran parte suo: fogli volanti erano sparsi ovunque, senza contare i suoi libri e appunti che invadevano qualsiasi punto della stanza non occupata dai fogli. L'unico punto dell'abitacolo che non sembrava soffrire di quell'invasione era proprio il punto in dormiva la sua guardia del corpo. A causa dei problemi di Riley, era stata richiesta una cabina per due persone, cosa che fece non poco stizzire il capitano.
    "A volte le persone dovrebbero solo ringraziarmi di non essere la copia di mia madre" pensò Andrea, mentre aiutava Jasmine a pulire la stanza dal disordine che lei stessa aveva creato.

    Una volta completati i preparativi, le due donne si diressero verso il gruppo degli scienziati e xenolinguisti che al momento se ne stavano in disparte, pronti a scendere una volta che la nave si fosse completamente fermata.
    Andrea si mise leggermente staccata dal proprio gruppo, ben sapendo che così sarebbe stata più visibile, ma non riusciva a fare altrimenti: lei non si sentiva pienamente accettata dal suo gruppo e la vicinanza con altre persone la metteva sempre a disagio e in soggezione.
    «Finalmente la dottoressa Riley ci degna della sua presenza» la schernì uno dei suoi colleghi. Andrea fece finta di non aver ascoltato quelle parole, non sapeva come rispondere alla provocazione e le sembrò più facile fare orecchie da mercante.
    Lei era rimasta per tutto il viaggio nella propria cabina, troppo terrorizzata per uscire. C'erano sempre troppe persone e nessun luogo della Wintersun le sembrava in qualche modo "sicuro". I suoi colleghi l'avevano certamente notato, ma la cosa non le sembrava importante... fino a quel punto.

    Ora dentro di sé non sentiva altro che vergogna e l'irrefrenabile desiderio di nascondersi di nuovo nella cabina. Solo la presenza di Jasmine sembrava trattenerla da quell'azione.
    Andrea non vedeva l'ora di potersi allontanare da tutto ciò e buttarsi a capofitto nello studio di quei reperti, dopotutto lei e gli altri scienziati erano stati mandati qui per questo, no?
    La donna più scura le posò una mano sulla spalla, riportandola alla realtà presente. Era giunto il momento di scendere.

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  5. Rael'Xerol
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    Luogo:Ammasso Exodus/Sistema Asgard/Nave del'Alleanza RCV-6491 ''Wintersun''

    Le novanta lune del sistema Asgard erano uno spettacolo sorprendente, e tra esse si intravedevano quattro pianeti.
    Terra Nova era certamente quello più florido e popolato, e con una rete di traffico interstellare piuttosto importante.
    Seguivano poi Loki e Borr. Ma era verso il pianeta Tyr che la Wintersun era diretta.
    Rael ammirava pensieroso la vista da un pannello di trasparacciaio del ponte passeggeri della nave dell'Alleanza.
    Era partito da ormai un giorno dalla Cittadella, portandosi con sè lo stretto necessario: il kit di manutenzione per la sua tuta, un datapad, alcuni strumenti informatici e non, e la sua M12 Locust fresca d'acquisto.
    Il tutto era racchiuso in una consunta sacca nera e in una valigia di alluminio multistrato, entrambe appoggiate sulla branda della sua cabina, ad un corridoio di distanza.
    Durante il tempo passato in sala mensa e i suoi giri per la nave aveva potuto osservare che il personale tecnico e di ricerca destinato alla sua stessa sistemazione era piuttosto vario e per la maggior parte amichevole. Erano tutti molto eccitati dall'idea di studiare reperti di origini e funzionamento sconosciuti e anche Rael non poteva reprimere una certa curiosità.
    A scortare la spedizione non mancavano innumerevoli componenti del Council Army e dell'esercito dell'Alleanza, i quali però erano imbarcati due livelli più in basso.
    Una leggera vibrazione del pavimento indicò che la nave si apprestava ad attraversare l'atmosfera del pianeta, e puntualmente venne trasmesso l'avviso di prepararsi allo sbarco, che sarebbe avvenuto entro un quarto d'ora standard.
    Rael superò un gruppo di Salarian impegnato in un concitato dialogo e andò a prendere il suo bagaglio.
    La Wintersun sorvolò lo spazioporto di Negau, e ,con una virata, si accostò ad una banchina, venendo prontamente agganciata. I portelli si aprirono e Rael scese la rampa che collegava l'imponente nave alla terraferma. Rimase stupito dal notevole spiegamento di forze di sicurezza, evidentemente era stato dato un forte peso alle ricerche sui manufatti e alla loro salvaguardia.
    Elettrizzato da questa rivelazione ma allo stesso tempo inquieto, Rael strinse la presa sulla valigia contenente la sua Locust, poi salì dentro uno dei trasporti blindati su cui venivano condotti gli interdetti scienziati.

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    Luogo: Amasso Exodus/Sistema Asgard/Tyr - Spazioporto di Negau
    Tempo: 04/09/2222


    Samantha era già tornata a lavorare a pieno regime dopo la breve licenza che le era stata concessa per tornare sulla terra, infatti si trovava nella sala d'allenamento di una piccola fregata da ricognizione del Council Army diretta nel sistema Asgard con a bordo più di una decina di soldati sotto il suo comando. " Come diavolo ci sono finita in questa situazione?" Si domandò mentalmente la ragazza mentre tirava qualche pugno al sacco rosso appeso al soffitto, che si trova di fronte a lei " Solo perché ho chiesto di salire di grado" sospirò sconsolata continuando a colpire il sacco che ciondolava avanti e indietro.
    Si stava allenando oramai da una ventina di minuti, quando un uomo sulla trentina in canottiera bianca entrò nella palestra accennando ad un saluto mentre si avvicinava < Allora è qui che si è rintanata invece di dormire> disse afferrando e tenendo fermo il sacco mentre la ragazza continuava a colpirlo.
    Sam si fermò un attimo pensierosa, sempre restia a parlare con qualcuno < Sparring?> chiese sorridendo indicando il tappeto d'allenamento, scatenando una risata nel soldato. <in realtà sono qui per avvisarla che tra un'ora saremo arrivati allo spazioporto di Negau e il comandante la vuole vedere appena è pronta> A quelle parole la ragazza si rifece immediatamente seria e con uno sbuffo, che di serio non aveva nulla, posò i guantoni e afferrò l'asciugamano dalla sua borsa.
    Accorgendosi dopo qualche istante che l'uomo non se ne era andato si avvicino l'indice e il medio alla bocca e poi lo puntò verso di lui, ringraziandolo senza alcuna parola, come faceva sempre. Vedendolo uscire si diresse nello spogliatoio, mettendosi velocemente la divisa e avviandosi verso il ponte di comando dove era attesa.
    < Finalmente Caporale, la aspettavo> Disse il comandante Titus un vecchio turian quando la vide arrivare.
    < Mi Scusi> Rispose Samantha facendo il saluto militare al superiore.
    < Allora abbiamo appena ricevuto informazioni importanti dal Maggiore Wright, tu e la tua squadre siete assegnati alla protezione di alcuni edifici di vitale importanza per l'attuale missione di recupero dati, perciò dovrete collaborare con i soldati dell'alleanza per il coordinamento dell'operazione> Esordì il turian serio < e vi voglio armati di tutto punto>
    Un cenno della mano e la ragazza si diresse verso gli alloggi dei suoi subordinati e impartiti gli ordini si ritrovarono in corazza e con le armi pronte al portellone dell'hangar per poter sbarcare sul pianeta quando il comandante la prese da parte ancora una volta < Se la missione va a buon fine e fai il tuo lavoro come si deve, ritieniti già promossa a Tenete Maggiore> A quelle parole la giovane Caporale sorrise dentro di se <pronti ragazzi, oggi si fa sul serio>.

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    Edited by Nikolaos95 - 7/4/2015, 22:15
     
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    Luogo: Amasso Exodus/Sistema Asgard/Tyr - Spazioporto di Negau


    Erano ormai giorni che Charlie se ne andava da un bar all'altro a bere e a rimorchiare chiunque gli venisse a tiro. Non che lei fosse una di quelle disinibite donne che si facevano tutti e tutto, ma stava di fatto che da quando la diciottenne aveva recentemente scoperto i conturbanti piaceri del sesso, si stava dando da fare per togliersi tutti gli sfizi. Dopo aver passato una notte poco piacevole con un militare dell'alleanza troppo ubriaco per capire anche solo quello che stava facendo, Charlie un paio di giorni dopo era riuscita invece a passare un infuocata nottata con un Turian. "Non si è vissuto finché non si prova un destro-amminoacido" pensò divertita lei, facendo girare sul bancone la sua bottiglia vuota di birra.
    Charlotte decise di alzare i tacchi e imboccare la strada dell'uscita solo dopo che uno strano Batarian che si dava troppe arie arrivò al bancone a fare delle domande a Mike il barista. "Questo porta guai" pensò lei un po' brilla e pagando velocemente le consumazioni con il suo factotum, si alzò dallo sgabello del Coco Bongo Club e se andò. La giovane aveva riconosciuto la ragazza nella foto che il Batarian aveva esibito a Mike, ma non erano affari suoi quindi immischiarsi non era stata nemmeno un opzione.
    Per lei la serata era finita e quindi prese la decisione di prendere e tornarsene nella stanza d'albergo che gli era stata assegnata poco più di una settimana fa. Camminando per l'affollate strade dello spazioporto di Negau, schivando passanti e militari zelanti, Charlie poté far altro che ripensare a cosa l'aveva portata in quello stano luogo. Qualche settimana fa, mentre si gingillava sulla Cittadella, un suo contatto che ogni tanto la chiamava per dei facili lavori ben retribuiti, si era fatto sentire con una proposta interessante. A quanto pare l'Alleanza dei Sistemi aveva messo le mani su qualcosa di importate, niente di specifico, ai mercenari come lei non venivano dati certi dettagli, e c'era bisogno anche del suo contributo. Niente di che, l'alleanza e le altre organizzazioni avevano certo i loro ingegneri, ma a quanto pare quella missione era finanziata anche da dei privati e quindi, come era nei lori diritti, volevano proteggere i propri interessi. Charlie avrebbe dovuto schierarsi insieme ad altri mercenari e fare da supporto, dare un occhiata che quegli incapaci dei militari facessero il loro dannato lavoro e assicurasi che nessuno rompesse niente. Tutto facile facile.
    Peccato che quando si parlarla di lavori con i governi, i tempi si dilatavano. A quanto pare loro se la prendevano sempre comoda e quindi ora la giovane ragazza non aveva un cavolo da fare.
    "Sapete dove trovarmi" pensò divertita, mentre entrava finalmente nel pulcioso e a basso costo, Hotel, dove ormai viveva da quando era sbarcata. La sua stanza era stata ripulita dalla sua ultima visita, come di prassi del resto e, dopo essere tolta gli scarponi e aver controllato che tutto fosse dove l'avesse lasciato, si lanciò sul letto a morire, in attesa, prima o poi, dell'eventuale inizio di qualcosa.
    Non che a lei importasse più di tanto. Tanto lei veniva pagata a quanti giorni rimaneva sul quel pianeta e non a missioni.
    Era bello essere libera.

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    Edited by Noda90 - 29/3/2015, 07:08
     
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    Luogo:Ammasso Exodus/Sistema Asgard/Nave del'Alleanza SSV "Bahram"


    All'interno della fregata di classe Dreyse:"Bahram", il capo operazioni Aaron Narlow aveva appena terminato la doccia che suggellava la fine della sua ssessione di allenamento, ora a passo spedito si decideva ad andare verso la sua camera, dove lo attendeva un riposante sonno prima dell'inizio di servizio. La camera del soldato era abbastanza sterile e oltre ad una modesta scrivania su cui poggiava un computer vi era solo un letto a castello. La camera di Aaron era condivisa con un altro marine, nonché capo della sua squadra il primo tenente Melissa Turang che appena lo vide far capolino all'interno dell'uscio, salto dal letto più alto e si parò difronte a lui mostrando il saluto militare che fu prontamente risposto dall'altro combattente.
    «Hey la marine! Come è andata la giornata fin'ora» Le parole professate dell'ufficiale sembravano più minacce, alle quali Aaron rispose sorridendo, la donna difronte a lui era alta e slanciata con lunghi capelli castani ed indossava una tuta e una maglietta verde oliva a mezze maniche, la figura così altezzosa della donna fu scossa quando il soldato le si avvicino e la prese ad accarezzare in viso.
    «Suvvia Melissa, prima della partenza non eri cosi autoritaria» Disse con il sorriso, ammiccando alla notte passata prima dell'inizio della spedizione, la sera in cui fu imbarcato sulla Bahram e sulla quale si presento al nuovo nucleo di soldati che prendevano ordini solo dall'intelligence dell'alleanza: il gruppo chiamato K-12. Durante la stessa sera Aaron e Melissa avevano stretto una relazione poco intima, incentrata solo sul sesso, entrambi di fatti non avevano alcun sentimento condiviso se non l'attrazione fisica, ora però le cose erano diverse, ora che la missione era iniziata non ci doveva essere alcuna distrazione, ed il tenente fece sentire questa sua marcata decisione sfoderando un potente gancio che fece scattare la testa di Aaron verso l'alto.
    «Mi spiace Gunny, niente pause oggi: il capitano ci vuole in sala briefing» Il poderoso pugno e fulmineo pugno aveva lasciato il soldato leggermente interdetto ma non si fece prendere dalla foga e abbassando lentamente il capo replicò: «Che modo gentile per dire le cose» termino ridendo scatenando ilarità anche verso la compagna, alla fine dopo aver sistemato la sua cambiata, Aaron e Melissa si avviarono insieme a quella che era la sala designata per i rapporti pre-missione.

    La sala briefing era piccola con un proiettore centrale e delle sedie poste a fila, non troppe; solo quelle che bastavano per gli ufficiali e sottufficiali, nulla di più di venti posti, all'interno già metà dei posti erano stati occupati, quello era il segnale che i due non avevano fatto tardi, AAaron e Melissa trovarono un posto, uno degli ultimi infondo dopodiché parlarono sul possibile motivo di quella convocazione. Era da poco che la k-12 era stata messa in posizione d'allarme, e da poco le stesse fregate Dreyse erano state varete, questo fece credere che qualcosa di grosso stava muovendosi, tuttavia sia gli uomini della k-12 che i nuovi vascelli erano troppo pochi per intraprendere una guerra vera e propria, lo dimostrava il fatto che per ora determinate unità erano state poste nei settori d'alto rischio solo per sicurezza, mentre i restanti: come lo stesso equipaggio della Bahram, erano sempre in movimento come vedette. Ora però senza preavviso e svicolando dall'itinerario di servizio, avevano preso una rotta diversa e si trovavano nell'ammasso Asgard praticamente senza alcuna istruzione, forse lo stesso intelligence aveva sbagliato qualcosa.

    Dopo alcuni minuti i posti furono pieni e solo allora il capitano Gregory Bahram entrò con passo svelto in sala, seguito dal suo luogotenente RIchard Harendal. Il suo cognome era lo stesso della sua nave per un motivo preciso, esso era il primo capitano di quel vascello e le navi di classe Dreyse prendevano il loro nome dai primi a capitanarla.
    «Riposo marine» Furono le prime parole professate dall'uomo di mezz'età che prese a stargli di fronte dopo che tutti si furono alzati all'unisono per salutarlo, il capitano aveva un aspetto pessimo, grosse occhiaia sotto gli occhi, capelli brizzolati ma molto ribelli: sembrava non riposasse da un bel po. Il meeting prosegui con qualche informazione di circostanza, il tasso di scorribande nel pianeta, numero di navi in zona, insomma cose che più o meno l'equipaggio era già a conoscenza, infine però aggiunse un qualcosa che fece preoccupare la maggior parte dei presenti nella sala.
    «...Inoltre su Tyr succede qualcosa di grosso...» La sua voce sembro venir meno e stentò a trattenere uno sbadiglio «Voglio tutti in posizione e pronti a sbarcare, team da Alpha a delta posizioni di difesa, team da Echo a Hotel in seconda posizione difensiva e infine India e Juliet nell'hangar, vi voglio pronti, se accade qualcosa la giù, beh sarete i primi a scendere... Rompete le righe» terminò dando disposizione anche allo staff tecnico e ai piloti e mentre ciò accadeva Melissa e Aaron si lanciarono sguardi di intesa, a breve avrebbero chiamato i loro sottoposti e dopo essersi infilati nelle battlesuit si sarebbero diretti all'hangar.
    «Svegliamo gli altri della Juliet!»
    "Ti pareva se non toccava a noi lo sbattimento maggiore"

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    Luogo: Amasso Exodus/Sistema Asgard/Tyr - Negau
    Tempo: Mattina - 04/09/2222



    L'eco di più passi in avvicinamento, provenienti dal corridoio fuori dall'ufficio, fecero distogliere lo sguardo di Wright dalla lettura del datapad con gli ultimi rapporti provenienti dalla periferia di Negau.
    La porta si aprì silenziosa, facendo entrare nuovamente il giovane soldato accompagnato da un turian e un salarian. L'alieno più alto portava chiaramente l'armatura del Council Army, mentre l'altro era vestito in abiti civili.
    Wright sapeva chi erano quei due: il turian era qui per conto del Consiglio, a controllare che tutto procedesse come da accordi, mentre l'altro era il rappresentante dei loro finanziatori privati. Vederli assieme non faceva altro che alimentare le paranoie dell'umano.

    Collaborare in situazioni del genere era di necessaria importanza, ma l'uomo era di vecchio stampo: meno ci si intrometteva con gli alieni e meglio si stava.
    Il Maggiore fece cenno ai suoi ospiti di sedersi sulle sedie davanti alla sua scrivania, sedie non di certo comode, in quando il soldato non si preoccupava molto di fare conversazione.
    «Signore, il Capitano Render e alcuni dei suoi uomini stanno portando il personale richiesto alla struttura di ricerca, come da lei ordinato. Inoltre volevo informarla che il Capitano Bahram e la sua nave sono atterrati allo spazioporto. Ci hanno assicurato che sono qui in supporto, nel caso ci fossero degli "inconvenienti"» spiegò il giovane soldato, nuovamente nervoso di ritrovarsi in quel posto.

    "A quanto pare la cosa sta interessando a sempre più persone..." rifletté Wright. Cominciava davvero a pensare che con tutto questo dispiegamento di forze, non avrebbero avuto visite indesiderate.
    «Molto bene» commentò il Maggiore, mentre i suoi occhi scuri tenevano sott'occhio i suoi due ospiti che al momento se ne stavano rispettosamente in silenzio, «Informa Render che andrò da lui una volta finito il mio... incontro. Per ora digli che i suoi uomini sono necessari nella sorveglianza della struttura di ricerca e nella protezione dei reperti e del personale aggiuntivo richiesto. Bahram sa già cosa fare, ma preferirei ricordargli che, se possibile, non vogliamo incidenti... di qualsiasi natura. Gli sarei grato però se potesse concedermi un incontro anche con lui»
    L'edificio in questione era posto proprio a cinquecento metri dall'edificio dove si trovavano loro, accerchiato da costruzioni di sola proprietà dell'Alleanza, quindi già di per sé difendibile. Il fatto che la struttura anziché snodarsi verso l'alto, era stata costruita verso il basso. Tutti i laboratori erano sottoterra, quindi vi erano ben poche vie di uscita da quel luogo.

    Il Maggiore fece congedare il soldato e si concentrò pienamente sui due alieni.
    «Suppongo siate qui per avere più informazioni, o mi sbaglio?» domandò Wright.
    «Il Consiglio ci ha richiesti qui al fine di proteggere Negau, soprattutto ora che c'è qualcosa di importante. Io e i miei uomini terremo d'occhio la popolazione e l'area attorno allo spazioporto, in caso di movimenti sospetti. Questo dovrebbe darti più uomini nella sicurezza degli edifici. Cosa ne pensi?» propose il vecchio turian.
    «Accetto la tua proposta e l'aiuto del Consiglio, ma desidererei comunque mandare alcuni dei miei soldati con i tuoi uomini; dopotutto questo è un protettorato dell'Alleanza» rispose l'umano, serio in volto. Collaborare era una cosa, ma essere diffidenti era meglio.
    Il turian annuì alle sue parole, ma sul suo volto comparve un'espressione dubbiosa, ma non parlò oltre.
    Il salarian dal colorito verdognolo invece ne approfittò per parlare: «Io e gli altri finanziatori saremmo interessati a mettere a disposizione alcune menti e braccia per aiutarvi. Ovviamente sappiamo di non poterci immischiare in questioni militari, ma saremmo disposti a sostenervi... ovviamente con un possibile ricavo»
    Wright lo ascoltò attentamente per poi grattare la barba sul mento. Mal sopportava quel genere di intrusioni "esterne", ma sapeva che se Negau stava ancora in piedi era anche per merito dei finanziamenti dei privati.
    «Nel caso in cui... prendessi in considerazione la vostra offerta, cosa volete?»
    «Un abbassamento delle tasse sulle merci importate e, nel caso in cui troviate qualcosa di valore collettivo, desidereremmo di avere dei prezzi di favore in futuro»
    "Ti pareva, questi schifosi non vogliono altro che affogare nel proprio denaro" pensò disgustato il Maggiore.
    «Ovviamente solo se la cosa risulterà di importanza per tutti noi...» disse l'umano, ricevendo un segno di intesa anche dal turian. Dopotutto non era l'unico in quella stanza a pensare male di quella dannata gente.
    «Ovviamente» confermò il salarian.
    Wright guardò l'alieno, se non errava il suo nome era Titus, ed entrambi acconsentirono alla richiesta.

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    Per i giocatori:
    - Le iscrizioni questa missione sono scadute
    - Limite di tempo per postare: una settimana (il termine scadrà la sera del 5 aprile); nel caso in cui tutti avessero postato prima del tempo, il Fato si farà nuovamente vivo
    - Ricordarsi di rileggere i propri post, per evitare la presenza di errori
     
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    Vivere di Virtù

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    Luogo: Amasso Exodus/Sistema Asgard/Tyr - Negau
    IMPORTANTE
    Ho dovuto correggere parte della mia role a causa di un'incorretta lettura della role del Fato :(



    Grosse braccia meccaniche accolsero la Wintersun nello spazioporto di Negau, affianco a decine di altre navi di differente forma e provenienza. I membri dell'equipaggio, per lo più ammassati nell'osservatorio, scrutavano il territorio appena raggiunto e scambiavano opinioni, in attesa dell'agognato sbarco. Gli scienziati xenolinguisti invece, attendevano l'apertura del portellone sorvegliati dal capitano Joseph Render, e dai suoi ufficiali: Tenente comandante William Donovitz, e il primo tenente Steve McCarthy. Il tenente Donovitz, famoso per la maniacale cura dei suoi lunghi capelli biondi, sembrava non gradire particolarmente quella situazione; votato all'azione e poco propenso ad essere paziente, non riusciva a mantenere una posizione retta e immobile, lasciando intravedere una irrefrenabile impazienza. McCarthy invece era l'opposto, si crogiolava nei formalismi militari, mostrando una fierezza pari a quella di un agente N7 appena fresco di promozione; inoltre era sempre contento di poter indossare il suo casco avendo la possibilità di celare la tanto odiata calvizia.
    Un grosso tunnel composto da stagno e altre leghe metalliche, collegò l'uscita della Wintersun con la struttura d'accoglienza di Negau, il tutto seguito dal consueto processo di decontaminazione. Derek attendeva l'apertura del portellone principale controllando che la sua corazza aderisse al corpo perfettamente, Noah Budan invece armeggiava con il suo factotum con fare lezioso <Ehi fratello, secondo te lì fuori vendono qualche souvenir? > Derek guardò il suo amico con espressione accigliata <Che?...Ma che ne so. Ma come ti viene in mente di comprare un souvenir, qui a Negau?> Dopotutto non c'era granchè di interessante lì, se non qualche agglomerato abitabile e locali notturni poco raccomandabili <Ma giusto per ricordare questa piacevole escursione, chissà se mai ci tornerò.> disse Noah senza neanche distogliere lo sguardo dal suo factotum <Io no di certo, ancora devo mettervi piede e già sono stufo.> Derek ripensava al suo fiore e alla sua scommessa con Nora Sin acuendo il suo dispiacere. Il suo malumore fu interrotto dal fragoroso rumore derivante dall'apertura del portellone, <Ci siamo...> Derek seguì la folla uscire osservando singolarmente le persone che la componessero; era una delle prime volte che i pavimenti di quella nave venissero calpestati da "piedi" alieni, e ciò non gli dispiaceva affatto, essendo un fervente sostenitore della cooperazione interspecie.
    La struttura d'accoglienza sembrava un calderone di individui di qualsiasi razza; gente che si metteva in contatto con i familiari, ansiosi che macinavano lunghi passi nei corridoi, e altri ancora che ammazzavano il tempo spintonandosi e simulando combattimenti clandestini.
    Derek osservò dalle enormi vetrate che un'altra nave dell'alleanza era stanziata nel medesimo spazioporto e scrutava qualsiasi particolare potesse aiutarlo nell'identificazione della tale. Noah si avvicinò captando il suo interesse, venendogli in aiuto <Una nave Dreyse...quella è gente cazzuta amico...> Una voce rauca interruppe l'afroamericano prima ancora che potesse riprendere le sue affermazioni <Cazzuta, Caporale Budan, è tutta la dannatissima Alleanza.> Il capitano Render si avvicinò scrutando con i suoi occhi aquilini marroni i due marines <Siamo qui per collaborare, non voglio ci siano problemi...con nessuno.> I due soldati affrettarono il saluto militare, visibilmente sopraffatti da quell'improvvisa intromissione <Sissignore!> urlarono entrambi <E ora muoversi, i nostri cari scienziati se la stanno già facendo sotto.> Il capitano si congedò accennando una flebile risata pregna di sarcasmo.
    <Sono vivo? Non mi ha sparato in testa vero?> Noah incominciò convulsamente a toccarsi la fronte <No, purtroppo no.> rispose Derek con un sospiro. I due continuarono a guardarsi spaesati in quella baraonda quando all'improvviso il loro factotum segnalò un nuovo messaggio vocale in arrivo <Qui il capitano Render in contatto con l'equipaggio della Wintersun. Gli scienziati attendono il vostro supporto per essere scortati nella struttura di ricerca. Attualmente sono impegnato con estenuanti questioni burocratiche, il tenente comandante Donovitz saprà darvi tutti i dettagli di cui necessitate. Potrete trovarlo nella sala d'attesa D12 in compagnia del nostro timoniere.>
    I due amici si guardarono condividendo l'identica espressione di frustrazione e delusione. Il comandante William Donovitz non era certo la persona più gradevole dalla quale ricevere ordini, il suo carisma e il suo fervore bellico spesso risultavano eccessivi e fastidiosi; inoltre la passione per i suoi capelli lo rendeva ancora più...antipatico <Iniziamo bene...> pensò Derek.
    Raggiunta la sala d'attesa Derek intravide il comandante Donovitz in piedi davanti agli altri membri della Wintersun; posando il dito su una mappa locale iniziò a parlare, non prima di essersi sistemato la folta chioma bionda <Benissimo! Finalmente è ora di rassodare quelle chiappe e mettersi al lavoro. Come ben sapete noi ci troviamo qui.> Il suo indice indicò un punto ben preciso sulla mappa <Per giungere a destinazione dovremo addentrarci allontanandoci dalle zone abitabili, la struttura si trova qui, a nord-est dalla nostra attuale posizione.> Derek alzò il braccio per chiedere chiarimenti riguardo la missione <Permesso accordato artigliere Storm.>
    Il giovane marine espresse le sue perplessità con leggera titubanza <Comandante, tale struttura si troverebbe a qualche chilometro di distanza da qui. Essendo un tragitto non propriamente breve, non credo sia opportuno scortare i nostri ospiti a piedi, è una zona a mio parere pericolosa sebbene sia circondata da strutture dell'Alleanza, facendo tutti gli scongiuri necessari, potremmo comunque imbatterci in qualsiasi...inconveniente.> Donovitz osservò in silenzio per pochi secondi l'artefice di quella domanda e poi rispose <Chi ha mai parlato di andare a piedi?> Un sorriso furbo comparve sul suo viso <La nostra amata Alleanza ci ha concesso l'onore di poter disporre dei graziosi Mako di ultima revisione, ben sei veicoli saranno disponibili. Probabilmente non sono indispensabili...ma dimostreranno alle altre fazioni che l'Alleanza...fa sul serio.> Un brusio eccitato maturò nella sala dopo la notizia <Tre squadre composte da due Mako ciascuna, scorteranno gli scienziati alla struttura. Squadra Bravo, Thunder, e Omega. Il Caporale Noah Budan guiderà il primo Mako della squadra Thunder, seguito dal Capo operazioni Donovan alla guida del secondo.>
    Noah guardò Derek sgranando gli occhi, ammutolendosi <Congratulazioni Noah! spero tu abbia almeno la patente per astroauto.> Il ragazzo di colore ricevette dal suo amico una sonora pacca sulla spalla <Io...guiderò...un Mako?> un sorriso simile ad una smorfia nacque sul suo viso scuro <Si lo guiderai! Però adesso muoviamoci, prima che ti si schiarisca l'abbronzatura.>
    Raramente Derek aveva avuto la possibilità entrare in un veicolo simile; immensamente corazzato e con una potenza di fuoco devastante, il Mako risultava il mezzo da terra più adatto alle ricognizioni ad alto rischio. Alcuni scienziati presero posto all'interno del veicolo accorpandosi a parte dell'equipaggio militare.
    <Si parte amici!...Allacciate le cinture!> L'eccitazione di Noah era quasi palpabile. Derek iniziò ad accarezzarsi la barba attendendo la partenza, quando notò che una donna lo stava osservando masticando sgraziatamente un chewing gum. <Bel pizzetto...> disse la donna che iniziò a sporgersi dal suo sedile cercando di scrutarlo meglio <Ehm...grazie.> Derek arrossì
    <Mi chiamo Lana, sottufficiale Lana Stings.> Derek evitava di guardare la donna che continuava a ruminare <Piacere mio.> Derek era colpito dalla bellezza della donna, una bellezza intrigante e selvaggia. Il piercing sul suo sopracciglio destro esaltava il tutto. <E' vero che ti chiamano Hercules?> Noah sentì la domanda e soffocò una risata improvvisa <Ehm...si, a volte. Tutte sciocchezze comunque.> Derek era visibilmente imbarazzato e sperava di arrivare quanto prima a destinazione. Non amava pavoneggiarsi, l'imbarazzo l'avrebbe assalito. Sperò che non gli venisse chiesto nulla al riguardo <Uhm, se lo dici tu. Che noia...>
    Dai minuscoli finestrini Derek notò il susseguirsi dei paesaggi; dai territori abitati e civilizzati, si passò a zone di carattere puramente militare, zone dalle quali era facile tangere un senso di profonda preoccupazione. La monotonia dei paesaggi si interruppe quando fu appena scorgibile l'imponente struttura di ricerca, situata letteralmente, in mezzo agli edifici adibiti alla supervisione militare dell'alleanza dei Sistemi. La struttura era estremamente difesa; l'equipaggio della Wintersun non era il primo ad arrivare, molti altri individui armati presidiavano la zona, presumibilmente già da molto tempo. All'avvicinarsi della struttura, simile ad un'enorme cupola costruita in metallo e vetro, gli scienziati iniziarono a mormorare tra loro. Chi eccitato, chi preoccupato, chi estremamente incuriosito, tutti rimasero colpiti dall'imponenza della struttura.
    Noah parcheggiò il Mako vicino ad altri veicoli militari <Siamo arrivati! Lo so, lo so non siate tristi, non tarderà ad arrivare un altro giretto con il vostro Noah.> Nessuno badò alla scarsa ironia del marine; tutti erano ansiosi di scendere e visitare l'edificio. Derek scese aiutando alcune Asari poco abituate a muoversi all'interno di spazi angusti come quelli offerti da simili veicoli militari. Il giovane soldato non aveva mai visto una struttura simile, un'imponente costruzione architettonica che celasse numerosi laboratori sotterranei. Qualunque cosa potesse succedere, Derek era sicuro che non si sarebbe annoiato; dopotutto la missione si presentava più interessante del previsto.




    © Noda90



    Edited by Son of no one - 12/4/2015, 02:53
     
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    Kurvio detto "Er Provola" :D


    Luogo: Amasso Exodus/Sistema Asgard/Tyr - Negau
    Tempo: NOTTE 03/09/2222 - MATTINA 04/09/ 2222


    Kurvio non riusciva proprio a dormire quella notte. Non era per il fatto che si trovasse disteso su una moquette con un orsacchiotto peluche a fargli da cuscino, era per i continui, sommessi, singhiozzi che giungevano dal letto dove Ilaria cercava inutilmente di prendere sonno.
    Jar si era addormentato subito come un sasso. Il batarian invidiava il suo amico per la facilità con cui riusciva a infischiarsene di tutto e tutti.
    Stufo di osservare continuamente lo stesso punto del soffitto, Kurvio si alzò, indossò il suo cappotto e uscì sullo spazioso balcone della camera d'hotel di Ilaria. Si appoggiò alla balaustra e trasse una sigaretta da una delle infinite tasche della giacca.
    Faceva abbastanza freddo e il fumo della sigaretta si mischiava a quello prodotto dal soffio del suo respiro. Era una notte calma se non fosse stato per il continuo passaggio di navette dell'Alleanza che pattugliavano assiduamente la colonia.
    Ilaria aveva accennato all'intensificarsi degli attacchi pirata al pianeta e, probabilmente, l'Alleanza temeva un attacco anche a Negau.

    Un rumore di passi leggeri seguito da quello di un nasino che cercava di liberarsi lo distolsero dai suoi pensieri. Si voltò verso la porta finestra dove Ilaria sembrava indecisa se varcarne o no la soglia. La ragazza indossava un goffo pigiama di flanella rosa e bianco dove alcuni coniglietti dalla faccia buffa si inseguivano l'un l'altro; in fondo, era solo una ragazzina che era stata costretta a crescere troppo alla svelta.
    Era incredibile come Ilaria riuscisse ad essere sexy anche infagottata in quel modo. Aveva gli occhi rossi e gonfi e si teneva abbracciate le spalle nel tentativo di combattere il freddo.
    < Non riesci a dormire? > disse Kurvio comprensivo. L'umana scosse semplicemente la testa, tirando di nuovo su con il naso.
    Il batarian si sfilò il cappotto e andò a metterglielo sulle spalle < Vieni, un po' d'aria fresca ti farà bene. >
    I due tornarono ad appoggiarsi alla balaustra; Kurvio offrì silenziosamente una sigaretta all'umana che declinò con un gesto della mano. Rimasero in silenzio a lungo con l'umana che sembrava aspettarsi da un momento all'altro che Kurvio le chiedesse qualcosa.
    < Perchè non me lo chiedi? > disse ad un tratto, quasi imbarazzata.
    < Cosa? >
    < Come sono finita a fare la vita che faccio. Me lo chiedono sempre tutti per poi cercare di rincuorarmi. >
    < Le domande vengono poste quando non si sa la risposta. Penso di avere capito perfettamente perchè fai quello che fai. >
    < E non mi giudichi? >
    < Sono un cacciatore di taglie, ex forze speciali batarian...non potrei giudicarti neanche se lo volessi. >
    Ilaria lo guardò con un misto di stupore ed approvazione < Grazie. >
    < Cosa pensi di fare una volta che...hai qualcuno che ti possa stare vicino? Parenti? Un fidanzato? >
    Ilaria scosse la testa, di nuovo sull'orlo del pianto < Niente parenti...i Razziatori hanno fatto un bel lavoro con la mia famiglia e niente fidanzato. Sono una spogliarellista: gli uomini mi desiderano ma non mi prendono. >
    Kurvio annuì, comprendendo perfettamente come doveva sentirsi in quel momento la ragazza. In fondo, anche lui non aveva più una famiglia da quando era stato ripudiato dopo avere abbandonato Kar'Shan molti anni prima e, con la morte di Nyka, era completamente solo se non per quel panciuto volus che gli stava accanto.
    < E tu? > chiese Ilaria sempre con quel suo modo un po' timido < C'è una Signora Kappa ad aspettarti? >
    < C'era...anni fa. > rispose Kurvio pensieroso.
    Ilaria tentennò per l'ennesima volta, incerta se porre la successiva scontata domanda < E ora dov'è? >
    < E' stata uccisa da una squadra di Commando asari. Era la mia socia e la mia compagna. >
    < Scusa...mi...mi dispiace. >
    < Non ti preoccupare, non potevi saperlo. > la rincuorò il batarian con un sorriso < Vuoi conoscerla? > le domandò raggiante. Ilaria annuì con un sorriso dolce mentre il batarian metteva mano al factotum.
    Poco dopo, l'immagine di una femmina batarian comparve dal proiettore tridimensionale incorporato nel factotum. L'immagine era un mezzo busto, simile alle riprese dei videogiornali. Guardava dritta di fronte a se e sembrava stesse davvero osservando Kurvio. Era in quella che sembrava una stanza da letto e il corpo era coperto da una colorata vestaglia multicolore.
    < Ehi socio! > esclamò la roca voce registrata della femmina batarian < E' due ore che cerco di chiamarti e non rispondi...quindi ti lascio un messaggio. Per stasera è tutto pronto...ho prenotato al ristorante italiano per le 9.00 poi cinema e...beh...per questa notte ti ho preparato una bella sorpresa! Hai presente quell'intimo che ti piaceva tanto? Avevi ragione! Mi sta veramente bene...forse un po' aggressivo ma...vuoi un'anteprima vietata ai minori di 14 anni? > la batarian si alzò, aprendo e richiudendo velocemente la vestaglia mostrando il suo fisico sinuoso e tornando a sedersi per fissare di nuovo la telecamera < Piaciuto? Ciao Kappa! Torna presto! > prima di chiudere la comunicazione, la batarian avvicinò l'indice della mano destra verso la telecamera, imitata da Kurvio il cui dito andò ad appoggiarsi all'etereo dito della femmina ripetendo quello che era diventato il loro modo di salutarsi.
    < Ciao Nyka! >
    < E' simpatica... > disse Ilaria in un triste sorriso < ...e ha un viso molto dolce. Deve volerti molto bene. >
    Kurvio ringraziò silenziosamente, più per il fatto che avesse parlato al presente che per i complimenti. < Ora è meglio se cerchi di dormire un po'. Domani Jar mi cercherà un lavoro, pare che siano richieste un po' di braccia dai finanziatori del laboratorio di ricerca. Ti riporterò presto a casa. >
    Ilaria annuì e si staccò dalla balaustra; con un leggero movimento, posò la mano sul braccio del batarian < Grazie Kappa...proverò a cercare qualcosa anche io per collaborare alla colletta. > si voltò ma giunta sulla soglia si fermò, girandosi con un sorriso stampato sul volto < Toglimi una curiosità, Kappa è il tuo vero nome? >
    < No... > rispose divertito il batarian < ...ma se ti dicessi il mio vero nome poi dovrei ammazzarti! >

    Kurvio era in fila con altri loschi individui negli uffici della Meridian Corporation.
    Jar, sfruttando le sue infinite conoscenze, aveva ottenuto un colloquio per fare assumere Kurvio come guardia a tempo determinato.
    Il batarian venne fatto accomodare nell'ufficio, dove un'attraente turian dagli occhi di ghiaccio se ne stava compostamente seduta dietro alla scrivania, Kappa prese posto davanti a lei lasciandosi scappare un leggero fischio di approvazione alludendo all'avvenenza della femmina che, con uno sguardo accigliato, lo fulminò all'istante.
    L'aliena allungò l'affusolata mano in cerca del curriculum del batarian e si mise silenziosamente a leggere.
    Kappa riusciva a capire cosa stesse leggendo solo osservando gli occhi della femmina. Divertiti quando lesse il nome del batarian; disapprovanti quando arrivò alla parte riguardante le Squadre Speciali Batarian; ammirati quando lesse i nomi dei criminali che Kurvio aveva catturato durante il suo lavoro come cacciatore di taglie.
    < Eccellente curriculum, signor Tir'pak; lei non è il solito mercenario da due soldi e le sue qualità ci saranno molto utili. >
    < Per quale motivo state assoldando nuove guardie? > domandò il batarian sporgendosi verso la sua interlocutrice.
    < Ci sono ricerche importanti avviate su reperti da poco scoperti. Reperti che, a quanto pare, interessano anche ai Sistemi Terminus; con l'intensificarsi degli attacchi a questo pianeta, Alleanza e Consiglio hanno aumentato la loro presenza militare ma i finanziatori privati non si fidano ciecamente dei militari. Molti tra di noi sospettano infiltrazioni di elementi destabilizzanti nelle file dei militari. >
    'Infiltrazioni di elementi destabilizzanti' ovvero, spie. Kurvio annuì comprensivo e compiaciuto, più la situazione fosse stata complicata, più la paga sarebbe stata alta, meno tempo avrebbe impiegato per riportare la bella Ilaria sulla Cittadella. < Bene. Per quanto riguarda la paga? > chiese avvicinandosi ancora di più alla turian.
    < 500 crediti al giorno come partenza a crescere in caso siano effettivamente richiesti i suoi servigi. >
    < In pratica, in caso di attacco la paga sarà maggiore... > Kurvio sorrise complice < ...speriamo arrivino molti pirati, allora! >
    La turian quasi trasalì a quell'affermazione < Speriamo proprio di no, signor Tir'pak! > rispose alterata e vagamente impaurita porgendo al batarian il contratto da firmare.
    Kurvio scarabocchiò la sua firma in triplice copia e la riconsegnò all'aliena < Non abbia paura signorina... > lasciò la frase in sospeso, in attesa di una risposta.
    < Nilin. >
    < ...signorina Nilin. Se dovessero arrivare i cattivi, verrò sicuramente a proteggerla. > disse estremente gentile.
    La turian porse la mano verso il batarian. Kappa, mentre si alzava dalla sedia, gliela prese delicatamente e, senza darle il tempo di rendersene conto gliela baciò, sfiorandole il dorso con le labbra < E' stato un vero piacere, Nilin. Sono certo che ci rivedremo presto. >
    Al batarian piacevano tutte le belle donne. Senza distinzioni di razza. Una volta era riuscito a trovare affascinante anche una femmina vorcha con la quale aveva avuto una breve ma infuocata relazione. Le piacevano le donne ma si innamorava difficilmente; solo Nyka era riuscita a rubargli il cuore; Nyka e forse, chissà…Ilaria? O Nilin?

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    Luogo: Ammasso Exodus/Sistema Asgard/Nave del'Alleanza SSV "Bahram"
    Tempo: Mattina - 04/09/2222


    «Bum! stupidi idioti!» Era stata la prima cosa che Aaron senti dopo quindici minuti passati a sistemarsi la tuta da combattimento, l'enorme corazza era un progetto sperimentale e oltre a pesare un bel po, serviva del tempo per indossarla e ancor di più a sistemarla al meglio e per evitare determinate incomodità.
    La voce della donna alle sue spalle lo fece girare di scatto, una volta giratosi vide ciò che era il resto della sua squadra, tutti, meno lui e il tenente, stavano giocando a poker seduti su delle sedie pieghevoli e appoggiati ad una cassa di munizioni, a quanto pareva Blonde Ice, o meglio: Asia Silvestri, che ora stava arraffando tutte le banconote sul tavolino improvvisato, aveva sbancato gli altri.
    Ad essere stati fregati furono Jason Dason, Tetiana Snavenka e Sven, (rispettivamente con nomi in codice: Raven,look shock e viking).
    Il team Juliet insieme al team Alpha, Echo e India, erano gli unici composti da soli k-12, o meglio, i soldati speciali scelti direttamente dal comando, riaddestrati secondo rigide regole e sottoposti a varie modifiche, erano di fatti gli unici uomini, all'interno della nave, a possedere corazze enormi e molto pesanti per gli ordinari marine. «Squadra ascoltate!», "il divertimento è finito..." pensò Aaron togliendosi il sorriso dalle labbra, a quanto pareva le disposizioni erano cambiate; tanto per iniziare la Bahram era atterrata allo spazioporto ed in più ora avevano l'esatto ordine di sbarcare, anche se a quello che pareva non vi erano emergenze... Almeno non dichiarate.
    Tutti e sei componenti si strinsero a cerchio verso Melissa che iniziò subito a parlare con voce tonante: «Allora noi ed il team Bravo dobbiamo muovere il culo fuori di qui, scortare il capitano e restare a sua disposizioni per nuovo ordine, chiaro?» per qualche secondo non si udì nulla, se non il sospiro della maggior parte dei soldati lì riuniti. Gunny non aveva problemi con quegli ordini, erano semplici e facili, ma a quanto pareva non tutti erano abituati a tali semplici direttive.
    «Questa merda la possono fare anche i semplici soldatini della bravo!» Era stata Tetiana la prima a a sollevare la questione.
    «INFATTI! tocca a loro il lavoro da babysitter!» Dason si uni, provocando la già irritata Melissa.
    «Una volta ci chiamavano per spaccare i culi e non per queste merdate!» Fu la goccia che fece traboccare quel vaso che era il limite di sopportazione del tenente che sbattendo via la pesante cassa con un semplice calcio, richiamo l'attenzione di tutti per poi sbraitare: «Sapete cosa potete farvene delle vostre inutili ciance!? Preparatevi e state zitti!». Una volta terminata la sfuriata, tutti indossarono i propri caschi eccetto Gunny che prima non pote che ridere apertamente. La squadra aveva dei problemi da più di un mese, i diverbi avevano iniziato a logorarla quando George, un loro ex compagno, aveva perso la vita su una delle lune di Giove a causa di un imboscata di alcuni gruppi separatisti, quello era anche il motivo del perché lo stesso Gunny veniva leggermente sminuito.
    «Sei pronto ragazzo!?» La voce che proveniva da dietro Aaron era di Sven, la voce era leggermente rauca a causa dell'elmo ma risultava comunque abbastanza profonda, del team lui era il più alto e grosso e vicino a Gunny che, al contrario superava stento il tenente, sembrava un vero colosso. Gunny si stirò la schiena e gli rispose: «Beh lo scopriremo» fece con il suo solito tono felice, era la prima volta che indossava quella corazza e la prima vera missione all'interno del progetto k-12, oltre che ansioso di testare le sue aumentate capacità, aveva anche abbastanza paura di sbagliare qualcosa, ma gli avrebbe fatto bene... almeno credeva.
    I sei uscirono di fila dietro la squadra bravo, anche quell'unità aveva delle armature insolite ma inutile dire; molto minute al confronto delle Solar. I dodici soldati si spiegarono e attesero l'ufficiale in comando che non si fece attendere, quello che sembrava un vecchio stanco, ora sembrava in forma smagliante, impettito e con i capelli irriga; per nulla sfatto, anzi sembrava ringiovanito di vari anni. Quando Bahram fece il gesto di andare avanti, furono prima i marine della bravo ad entrare nei veicoli civili offriti dallo spazioporto, erano delle semplici navette da trasporto per turisti, a quanto pareva il loro arrivo era abbastanza inaspettato. Il capitano entrò insieme ai marine nel primo trasporto mentre a seguirli vi erano le unità della Juliet, malgrado lo spazio, i sei sembrarono molto impacciati, i posti erano per persone medie non certo per persone che indossavano armature del genere.
    Dopo pochi minuti di viaggio abbastanza scomodo, tutti riuscirono ad arrivare all'edificio designato per quello che sembrava un incontro tra il capitano ed un altro funzionario militare dell'alleanza. «Voi con me gli altri aspettino fuori» disse il Bahram indicando il tenente Gunny e due uomini della bravo, in effetti essere scortati da dodici marine sarebbe sembrato un po troppo per un solo uomo, in effetti fin dall'inizio Gunny si era chiesto il perché portarsi dietro una simile scorta in un posto controllato dall'alleanza, alla fine non gli importava granché; doveva solo ubbidire agli ordini. Dopo poco i cinque si misero in marcia ed entrarono nel complesso.

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    "È proprio necessario tutto questo?" si domandava Andrea, mentre sistemava nervosa la sua divisa da lavoro.
    Non aveva accettato di mettersi la sua armatura, per il semplice motivo che non le serviva. "Dopotutto non corriamo problemi di alcun tipo... se non l'errata traduzione di desinenze verbali e avverbi" commentò mentalmente.
    Guardava con aria nervosa tutta quella gente attorno a lei: era abituata a stare con altri scienziati e colleghi, ma mai con così tanti soldati e persone diverse tutte in un colpo.

    Fu questo il motivo principale per cui si tenne il più vicino possibile al "suo" gruppo, senza contare che la sua guardia la seguiva come un'ombra. Del gruppo di xenolinguisti e scienziati mandati direttamente dai laboratori dell'Alleanza erano in cinque, tra cui lei. A suo parere erano pochi, ma non era lei a decidere cosa era giusto e cosa no. A conti fatti ci sarebbe stato comunque abbastanza lavoro per tenerla occupata; inoltre c'erano anche altri colleghi con il suo gruppo, certo... non erano tutti umani, ma comunque erano chiamati lì per lo stesso motivo. Prima di partire li aveva contati.... erano appena una dozzina. Mentre pensava a tutto ciò, Andrea sentì a malapena le parole di Jasmine, a proposito di quante navi fossero attraccate allo spazioporto.

    Andrea cominciò a torturarsi le mani, nervosa. Da quanto aveva capito, i soldati della Wintersun dovevano accompagnarli anche fino alla struttura di ricerca. Dal gruppo dei soldati dell'Alleanza si levò una domanda, Andrea non vide chi l'aveva espressa, ma si ritrovava d'accordo.
    «E ma così mi rubano il lavoro» commentò divertita la donna più scura.
    Andrea non poté che tirarle una piccola gomitata, per avvertirla che la stava ascoltando. A causa del suo attuale stato di nervosismo voleva evitare di parlare, odiava balbettare.
    Per contro, la sua guardia la spinse su uno dei due Mako lì presenti e senza perdere tempo salì anche lei.

    La ragazza aveva già avuto modo di salire su uno di quei cosi nei viaggi su Marte. Se si tralasciava il senso di soffocamento che quei mezzi regalavano ai propri passeggeri, si veniva a contatto con il suo alquanto discutibile movimento. Non era mai stata in mare, ma poteva comprendere l'idea del famoso "mal di mare", sebbene il loro pilota designato facesse in modo di guidare il Mako in modo accettabile. Voleva già scendere da quel dannato coso.

    Andrea sentì la conversazione tra due persone, sedute poco distanti da lei. Non le piaceva origliare, ma in posti come quelli era impossibile non ascoltare le conversazioni altrui. A quanto aveva capito uno dei veniva chiamato "Hercules" ma lo definiva una sciocchezza. "Spero per lui che sia una sciocchezza. Io per prima non vorrei essere considerata come una di quelle divinità con fatiche e disgrazie" pensò la giovane donna, mentre giocava con le maniche del vestito. Andrea continuò a farlo fino a quando Jasmine non la rimproverò e le consigliò di chiudere gli occhi fino all'arrivo.

    Il mormorio eccitato di alcune persone fece aprire gli occhi di Andrea che, curiosa di tutto quel trambusto, guardò fuori dal Mako. Quello che vide non poté che renderla internamente entusiasta: finalmente erano arrivati alla struttura.
    Appena fu permesso di scendere dal veicolo, la giovane Riley si catapultò fuori, facendo attenzione ad un'asari che si stava alzando a fatica dal suo posto. La sensazione della terra ferma sotto i suoi piedi era impagabile, sopratutto dopo un giro su un Mako.

    Una mano le agguantò la spalla.
    «Su su, dopotutto non è stato male! Questa volta ci è capitato un guidatore bravo» commentò Jasmine, lasciandole poi andare la spalla.
    «Credi che ci lasceranno lavorare subito?» domandò Andrea. Per la giovane ufficiale era più importante il suo lavoro che la guida di un veicolo come il Mako.
    La guardia del corpo alzò le spalle e prese in mano il suo fucile d'assalto. Alla donna le era stato permesso di portare armi, ma solo se regolamentate dall'Alleanza.
    La xenolinguita notò solo in quel momento che la zona sembrava ospitare più soldati del dovuto. Non era come Marte, dove i soldati erano in numero inferiore e ancor meno quelli che pattugliavano all'esterno. La cosa non le piaceva, non faceva che alimentare le sue paure e ansie.

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  14. Rael'Xerol
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    Luogo: Ammasso Exodus/Sistema Asgard /Tyr - Spazioporto di Negau


    Rael osservò l'interno del veicolo corazzato a sei ruote dentro al quale era stato condotto assieme ad una manciata di sbigottiti Salarian e due incuriosite Asari. Affianco a lui si sedettero due soldati dell'Alleanza con i fucili Avenger imbracciati. Le forze di sicurezza a scorta degli scienziati non faceva che crescere...
    Il portello si chiuse e il trasporto partì verso il complesso di ricerca a cui erano destinati. Lo spazio dell'ambiente in cui viaggiavano era a dir poco angusto, il quale era costituito da due panche fissate alle pareti laterali del veicolo e da un soffitto piuttosto basso con un vano per la botola che conduceva al posto dell'artigliere di torretta. Dalla paratia posteriore filtrava un rombo prolungato, proveniente dal vano motore. L'intera struttura interna del Mako (così lo definiva la voce dedicata che aveva appena ricercato con il Factotum) era percorsa da cavi e centraline elettriche, le cui spie luminose mandavano bagliori intermittenti nella semioscurità dell'abitacolo.
    Guardò fuori dalla feritoia laterale del blindato, il quale avanzava per un complesso industriale imponente. Nonostante la strada presentasse alcune zone piuttosto sconnesse, gli efficenti ammortizzatori del Mako riducevano al minimo i sobbalzi. Di certo era un veicolo militare molto versatile. Il cielo, parzialmente occupato dalle colonne di fumo degli impianti industriali, presentava una sfumatura arancione, probabilmente per l'elevata concentrazione di azoto ed etano.
    Ad un tratto le industrie divennero più rade, fino a lasciar posto ad un breve tratto di terreno spoglio e semidesertico. In fondo alla strada completamente sgombra si scorgeva un complesso di strutture più simile ad una roccaforte che a edifici di ricerca. Oltrepassarono un posto di blocco strettamente sorvegliato e infine la colonna di veicoli si fermò in uno spiazzo, davanti ad una colossale cupola di metallo e vetro. Ecco, quello era il capolinea.
    Con fare sbrigativo i soldati invitarono gli scienziati a scendere dai mezzi, li radunarono e li condussero all'entrata dell'edificio. Rael oltrepassò nervosamente l'ingresso della cupola, con sempre più domande senza risposta in testa. Le porte blindate dietro di lui si chiusero con un tonfo.

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    Edited by Rael'Xerol - 8/4/2015, 16:32
     
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    Nel " Un apolide metafisico" del 1995, Emil Cioran scrisse "Perché si dorme? Non tanto per riposare, quanto per dimenticare." e dopo ben 227 anni, Charlie non poté che dare ragione a quel scrittore Rumeno. Certo, una ingente scorta di alcool ti stende ugualmente, ma in sostanza era per dimenticare. Charlie le aveva passate veramente troppe nella sua giovane vita, ma almeno quando chiudeva gli occhi tutto si faceva buio e le calde braccia di Morfeo l'avvolgevano pacifiche nel loro tenero abbraccio, facendogli scordare chi era e cosa le era accaduto. Purtroppo da sveglia i ricordi inesorabilmente tornavano ed era forse per questo che la ragazza si rifugiava spesso nei super alcolici, gli annebbiava il cervello, facendolo cadere in una confusione piacevole. Per ora non aveva ancora un problema e si sperava che mai diventasse tale.
    Charlie dormiva ancora beatamente quando un messaggio sul suo Factotum la fece destare, riportandola alla schifosa realtà. La ragazza non si degnò nemmeno di aprire gli occhi e, a memoria e ancora sdraiata sotto le calde coperte, digitò maldestramente sul suo dispositivo da braccio e, dopo tre tentativi andati a vuoto, ecco che riuscì a far riprodurre quella sveglia inaspettata.
    < Messaggio per tutti i mercenari in servizio per conto della Payne Consolidate. Fatevi trovare all'Hangar 38 per le 07:00. La vostra missione è appena iniziata, è ora di guadagnarvi la paga>
    E così finalmente erano stati chiamati per fare qualcosa. Dopo giorni passati a poltrire, un po' di azione non avrebbe di certo fatto male. Sarebbe stato meglio non essere svegliati in quel modo, ma non si poteva aver tutto dalla vita.
    Era presto, mancavano ancora un paio di ore all'adunata quindi, dopo un mezzora passata ancora nel letto a combattere con se stessa sull'alzarsi o fregarsene e restare a dormire ancora per 4/5 ore, Charlie decise di muovere il suo bel culo sodo da diciottenne e a portarlo sotto la doccia. Passata la fase Zombie dove tutto era un grugnito indistinto e i movimenti lenti e ciondolatati come quelli di un morto vivente, la bionda fu in grado persino di prepararsi, indossare la propria armatura, caricare le armi e mettere al sicuro in un scompartimento il permesso di portare con se strumenti di morte, nel caso qualche soldato zelante la venisse ad importunare. Dopotutto lei era un mercenaria e non una soldatessa dell'alleanza, senza permesso, sarebbe stata arrestata. Per fortuna non servì.
    Charlotte arrivò all'Hangar senza intoppi, anche se leggermente all'ultimo momento. Gli altri della sua improvvisata compagnia si stavano già accomodando sui due Mako messi a disposizione della "compagnia". Niente roba di seconda scelta o vecchi veicoli risalenti alla Grande Guerra. Qui si lavorava nel privato belli, in quel mondo c'era solo roba di prima classe. I due carri armati erano ultimo modella, senza ancora un graffio e senza dubbio appena usciti dalla fabbrica. ( FOTO )
    Senza salutare Prendendo posto in parte a un Batarian guardingo, la terrestre si mise comoda, a gambe accavallate, cercando magari di chiudere gli occhi per la durata del viaggio e riposare ancora un po' gli occhi prima di mettersi al lavoro. Non ci riuscì molto.
    Non per il terreno accidentato che provocava scossoni al veicolo o per il chiacchiericcio concitato di alcuni dei suoi colleghi, Charlie aveva dormito anche in condizioni peggiori, ma per quel dannato Batarian che gli stava accanto. Un Batarian troppo curioso per i suoi gusti.
    < Noi non ci siamo già visti?> chiese l'alieno squadrandola. Considerandola una tecnica di abbordaggio o anche solo un tentativo di conversazione, la bionda ignorò apertamente il quesito, continuando a rimanere a occhio chiusi. < Sono sicuro, io ti ho già visto!>
    "Ma che palle..." pensò lei aprendo un occhio per squadrarlo. "Cavolo!" anche lei lo aveva riconosciuto.
    < Al Bar, l'altra sera.> disse lei, tornado a sonnecchiare. < Tu entravi e io uscivo> piccolo il mondo.
    < Non sei troppo giovane per questo tipo di cose ... o anche solo per bere in un bar come quello?> sembrava quasi divertito da tutto quello.
    < Un marea di cazzi tuoi no invece?> la grossa risata del Batarian riempì l'abitacolo, facendo concentrare l'attenzione di tutti su di loro. < Mi piaci ragazza. Tranquilla, ti proteggo io oggi>
    < Si, come ti pare>
    Il viaggio durò un imprecisato tempo, Charlie era riuscita ad addormentarsi e non aveva calcolato bene quanta strada avevano fatto. Svegliatasi sentendo il Mako fermarsi, scese insieme agli altri ed incominciò a guardarsi in giro.
    "E' ora di guadagnarsi qualche soldo"

    © Noda90


    P.S.
    - Ho chiesto a hellequin81 il permesso di muovere il suo PG ed era d'accordo.
    - Charlie lavora per la Payne Consolidate, Multinazionale Galattica di Ricerca e Sviluppo. Sarebbe carino che anche gli altri ne tenessero conto (sopratutto i mercenari XD) Poi fate voi ^^
     
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44 replies since 15/3/2015, 22:15   1553 views
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